Le uova di Pasqua sveleranno anche quest’anno le loro sorprese, ma alcune potrebbero non essere così belle. Il rischio, per esempio, è quello di trovarci dentro lavoro minorile, diritti dei lavoratori violati e olio di palma, con tutto quello che questo vuol dire per ambiente, popoli indigeni e salute.
Ecco qualche indicazione sui principali problemi associati al cioccolato, e quindi alle uova di Pasqua, per aiutarti a trovare alternative etiche adatte al tuo budget e ai tuoi gusti.
La crisi del cacao
Il cacao può essere coltivato solo nei paesi tropicali e se ne occupano quasi interamente i piccoli proprietari terrieri. La maggior parte della produzione ha sede nell’Africa occidentale, con la Costa d’Avorio come maggiore esportatore e il Ghana al secondo posto.
Ma i coltivatori di cacao ricevono una piccola parte dei 100 miliardi di dollari di entrate dell’industria del cioccolato: le stime variano tra il 6% e l’11 per cento. Tanto che fino a 9 coltivatori di cacao su 10 del Ghana e della Costa d’Avorio non guadagnano un reddito dignitoso.
Il reddito dei coltivatori di cacao è così basso che è ormai prassi comune per loro fare affidamento sul lavoro dei bambini: si stima che 4 famiglie su 10 di coltivatori di cacao in Costa d’Avorio facciano ricorso al lavoro minorile.
A guadagnarci, insomma, sono altri. Dopo la raccolta delle fave di cacao, la maggior parte viene esportata da multinazionali per le fasi di produzione più redditizie: lavorazione, confezionamento e vendita al dettaglio. Ciò significa che i profitti non restano nel paese in cui viene coltivato il cacao.

Cosa possono fare i consumatori
La cosa più importante che i consumatori possono fare è acquistare uova di Pasqua da aziende che si occupano di lotta al lavoro minorile e di garantire salari dignitosi ai coltivatori.
Valutiamo che la politica di approvvigionamento del cacao di un marchio è “adeguata” se il 100% del suo cacao:
- È certificato da Rainforest Alliance o Fairtrade International;
- Il valore aggiunto resta alla fonte (vedi sotto).
La politica di approvvigionamento del cacao dei marchi che non rispettano questi due criteri base è considerata “inadeguata”. Tra questi, grandi marchi come Nestlé (trovi la valutazione completa nell’app Equa).
Valore aggiunto alla fonte
Il cioccolato con valore aggiunto alla fonte è quello prodotto nello stesso paese in cui sono state coltivate le fave di cacao, il che significa che la maggior parte dei profitti rimane all’interno del paese di produzione del cacao.
In questo caso:
- Il tuo denaro contribuisce alla ricchezza dei paesi produttori di cacao;
- Stai aiutando direttamente le microimprese e la creazione di posti di lavoro locali;
- Stai aiutando i cioccolatieri emergenti nei paesi produttori di cacao a sopravvivere in un settore dominato dall’Europa;
- Stai favorendo lo sviluppo di una filiera più corta, che semplifica la tracciabilità degli ingredienti fino alla fonte e garantisce il rispetto dei diritti dei lavoratori.
È improbabile che tu possa incontrare questi marchi nei negozi locali e in molti casi dovrai acquistare online.
Due esempi:
– MonChoco è un cioccolatiere vegano della Costa d’Avorio specializzato in cacao crudo biologico. Spedire cioccolato in tutto il mondo comporta un’elevata emissione di carbonio, ma le emissioni della sua produzione non potrebbero essere molto più basse: letteralmente schiaccia le fave di cacao “in bicicletta”.
– il cioccolato Paccari è prodotto in Ecuador, consentendo al “50% della ricchezza di restare nel paese di origine e contribuire al suo sviluppo”. Il premio riconosciuto ai coltivatori è tra i più alti.
Commercio equo e solidale
Raccomandiamo di acquistare, ove possibile, uova di Pasqua Fairtrade, per garantire che i contadini ricevano più soldi per il loro cacao.
Il cioccolato equo e solidale, inoltre, deve garantire che non sia stata utilizzata manodopera vittima di traffico di esseri umani per la raccolta dei semi di cacao.

Niente olio di palma
Il cioccolato in sé in genere non contiene olio di palma. Tuttavia, è bene farci caso, perché alcune aziende hanno scelto di continuare ad utilizzarlo.
Tra chi fa uso di questo ingrediente, è da preferire chi usa quello biologico e con certificazioni riconosciute, come la Roundtable on Sustainable Palm Oil (RSPO), anche se questo tipo di etichette sono state spesso criticate.
Segnaliamo peraltro che accade spesso che l’olio di palma provenga da piantagioni intensive, il che significa perdita di biodiversità locale. Per fare spazio a questo tipo di coltura, inoltre, si sono registrati casi in cui le popolazioni indigene locali sono state cacciate senza alcun rispetto per i loro diritti.
Nella valutazione dell’organizzazione britannica indipendente Ethical Consumer, questi marchi hanno ricevuto la valutazione peggiore per l’olio di palma: Cadbury, Ferrero Rocher, Galaxy, Green & Black’s, H P, Kinder, Love Cocoa, Maltesers, Mars,
Occhio agli imballaggi
La maggior parte delle aziende si è liberata dei vassoi di plastica stampata per contenere il grande uovo di Pasqua, ma l’uovo stesso o le mini uova o i cioccolatini al suo interno sono ancora spesso avvolti in un foglio di alluminio. Il contenuto delle uova può anche essere confezionato in buste di plastica.
Qualunque cosa scegliate, cercate uova con il minimo imballaggio possibile.
Una dolce alternativa
Magari per questa Pasqua potresti pensare di evitare il tradizionale uovo e acquistare una barretta di cioccolato Fairtrade. In questo modo, inoltre, considerando il prezzo per quantità di cioccolato risparmierai parecchio.
In alternativa, naturalmente, potresti decidere che acquistare uova di cioccolato o addirittura barrette di cioccolato a Pasqua sia un atto consumistico inutile.
Fonte: rielaborazione su testo di Ethical Coonsumer